Dopo le dichiarazioni del segretario provinciale della Lega Nord Christian Borromini in merito all'arrivo di 30 nuovi immigrati in Valtellina ("Non è più il tempo di dare accoglienza") abbiamo intervistato il direttore della Caritas di Como e il parroco di Tirano don Paolo Busato per dare una nuova chiave di lettura al fenomeno dell'immigrazione, nel complesso e nel caso più specifico.
La mancanza di lavoro, le precarie condizioni di vita e il clima di terrore che si respira in molti Stati del Mediterraneo fanno sì che il numero di immigrati sbarcati sulle coste italiane sia in costante crescita. I famosi barconi carichi di uomini e donne in partenza dalla Libia continuano la traversata del mare. Con la fine dell’operazione Mare Nostrum le navi della Guardia costiera non possono superare la distanza di trenta miglia dalla costa italiana: per questa ragione con l’inizio dell’operazione Triton, che ha sostituito Mare Nostrum, è aumentato il numero delle vittime. Sono circa 330 le persone che hanno perso la vita nella traversata iniziata il 7 febbraio, una strage paragonabile a quella di Lampedusa del 2013.
«Nonostante l’inverno e le condizioni atmosferiche sfavorevoli continuano ad arrivare persone dalla Libia – ha spiegato il direttore della Caritas di Como, Roberto Bernasconi -. Per questo dobbiamo aspettarci dei flussi ancora maggiori in primavera». Le persone sbarcate sulle coste italiane vengono ospitate nei centri d’accoglienza, sparsi per tutta Italia. Anche in Valtellina ci sono enti privati che hanno messo a disposizione alberghi e strutture per accogliere i profughi.
«Le persone che arrivano vengono parcheggiate per mesi nei luoghi d’accoglienza – ha continuato Bernasconi – in attesa di ricevere asilo politico». Caritas organizza corsi di italiano e di professionalizzazione per i migranti che durante la loro permanenza nelle case d’accoglienza non hanno il permesso di lavorare. «Abbiamo avviato percorsi di volontariato in alcuni Comuni – ha raccontato il diretto della Caritas diocesana – con attività quali la pulizia delle strade, la tinteggiatura, il verde, in modo tale da tenerli attivi. Inoltre, nella maggior parte delle nostre strutture le persone ospitate si gestiscono in maniera autosufficiente».
Molte realtà attive sul territorio, come Caritas, sono impegnate in attività di accoglienza, ma è sempre più difficile riuscire a garantire un futuro a queste persone. «Su 100 immigrati solo cinque riescono a trovare un futuro in Italia - ha affermato Bernasconi -. Il rischio è che gli altri 95 diventino dei senza fissa dimora». Per questo motivo, quando possibile, si cerca di reintegrare i migranti nei loro Paesi d’origine dopo un’adeguata preparazione.
«L’accoglienza è uno dei valori cristiani – ha affermato don Paolo Busato, parroco di Tirano -. Ciò che la Chiesa mette in risalto è l’essere umano in quanto tale e la sua dignità». Non è corretto parlare di emergenza nel caso dei flussi migratori verso l’Italia perché si è di fronte a un fenomeno inarrestabile in continua crescita. «Ci troviamo di fronte a un esodo che è frutto di politiche economiche e sociali distorte, che non tengono conto del contesto in cui i popoli vivono» ha aggiunto don Paolo. «Non dobbiamo dimenticarci che anche noi ancora oggi siamo un popolo di migranti – ha aggiunto -. Pensiamo solo a quante persone del nostro territorio vanno a lavorare in Svizzera».
Camilla Pitino
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