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sabato 25 aprile 2015

DELLA VEDOVA SPINGE PER LA FUSIONE DELLE DUE BANCHE PROVINCIALI

A quasi tre anni dalla pubblicazione della legge Fornero, dopo le recenti dichiarazioni del premier Renzi sull’avvenuta ripresa economica italiana e in seguito al riposizionamento delle forze politiche all’interno del Parlamento IntornoTirano.it ha voluto incontrare il senatore tiranese Benedetto Della Vedova, da oltre un anno Sottosegretario agli Affari Esteri, per ricevere un punto di vista tecnico sulle questioni economiche in gioco nel nostro Paese e per ascoltare la voce di chi si trova nei palazzi della politica. Gli esiti del colloquio verranno pubblicati sul giornale on-line in una lunga intervista a puntate in cui si parlerà di economia, politica e vita privata.
Onorevole, possiamo veramente dire che sia finito il periodo di contrazione economica per l’Italia? Quando si potranno vedere gli effetti positivi della ripresa dell’economia sui tassi di occupazione?
«Di recente abbiamo visto finalmente alcuni dati positivi, con il segno “+” davanti, ma non possiamo ancora dire che abbiamo una tendenza positiva, anche se le previsioni sono più incoraggianti. I fattori internazionali (basso prezzo del petrolio ed euro un po’ più debole) nonché una politica monetaria aggressiva da parte della BCE possono contribuire a rivitalizzare crescita ed occupazione, a patto però che l’Italia continui a riformare l’economia e la pubblica amministrazione. Il fatto che le esportazioni abbiano continuato a migliorare anche negli anni più difficili è positivo, ma solo con la crescita del reddito disponibile e dei consumi interni, meno spesa e meno tasse, maggiore produttività e investimenti, si vedranno ridurre strutturalmente i tassi di disoccupazione».
Quale può essere, secondo lei, il futuro economico della Valtellina e quali le strategie per rimettere in moto il mercato locale?
«Negli ultimi decenni la Valtellina ha raggiunto livelli di benessere importanti, grazie alla laboriosità dei nostri convalligiani e alle opportunità che si aprivano. Oggi si risente della crisi più generale, naturalmente. Nel settore manifatturiero e artigianale è difficile separare l’andamento provinciale da quello più generale; nel settore agroindustriale e turistico, invece, si può lavorare per avere maggiore produttività e qualità investendo su prodotto e marketing e soprattutto aumentando le sinergie e la collaborazione. In questi settori la “condanna” della Provincia è quella di puntare sempre sulla qualità, considerando i numeri bassi. Guardare ai mercati internazionali, poi, è un imperativo per tutti (e più si va lontano, a mio avviso, più si deve vendere un prodotto unico a livello provinciale).
In Bangladesh con Muhammad Yunus, Nobel per la Pace, inventore del microcredito
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A proposito di sinergie, la Valtellina per ragioni storiche ha una presenza straordinaria nel settore del credito su base nazionale: io penso da vent’anni e, a maggiore ragione oggi, che una fusione tra le nostre due banche popolari consentirebbe di affrontare la rivoluzione in atto nel settore mantenendo in provincia le radici e la “testa” di una banca con proiezione nazionale. Nel settore bancario, ormai, è dimostrato che non vi sono ostacoli alle fusioni se non quelli legati alla volontà. Senza fusione entrambi i nostri istituti, cui management efficaci hanno assicurato fin qui una tenuta ed una crescita invidiabili, finiranno quasi sicuramente per diventare appendici, pur nobili, di grandi aggregazioni: a quel punto la provincia perderebbe ogni centralità e, di conseguenza, molte delle funzioni “nobili” che oggi garantiscono occupazione di qualità e legame con il territorio. Il modo migliore per valorizzare lo sforzo che i risparmiatori valtellinesi hanno fatto in oltre un secolo e non disperderne l’eredità è creare una sola grande e solida banca popolare valtellinese».

 
Camilla Pitino

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