La vita di bordo é abbastanza tranquilla perché il golfo di Biscaglia é ben protetto dalle forze dell'Asse; tuttavia abbiamo preoccupazioni per eventuali attacchi aerei o attacchi di sommergibili nemici o attacchi di navi nemiche per cui le vedette in plancia sono sempre all'erta e vi assicuro che le ore di vedetta sono veramente faticose perché si deve in continuazione scrutare l'orizzonte per gli avvistamenti delle navi nemiche, la superficie del mare per l'avvistamento di eventuali periscopi e il cielo per eventuali attacchi aerei.
Ogni tanto da una vedetta parte il grido: "Aereo ore 7". Parte l'ordine dell'ufficiale di guardia in plancia: "Rapida". Il timoniere schiaccia il pulsante del claxon e in tutti i locali del sommergibile suona il segnale "tuu tuu tuu tuu tuu". Per prime, le due vedette si infilano nel portello seguite dal timoniere che ha già compiuto la manovra di passaggio del governo del timone dalla plancia alla camera di manovra, scende l'addetto alle comunicazioni, interfono, comando motori, poi l'ultimo, che é l'ufficiale di guardia, che chiude il portello. Tutti piombano in camera di manovra, senza fermarsi nella camera di attacco che viene superata in tromba. Infatti, la scaletta è unica, inizia dal boccaporto di plancia, passa il boccaporto della camera d’attacco ed arriva sul pagliolo della camera di manovra.
Nel frattempo, al segnale di "rapida", l'ufficiale di guardia in camera manovra (mio posto di guardia), apre gli sfoghi d'aria delle casse di immersione della cassa di rapida e sono abbattuti i timoni orizzontali di prora, mentre quelli di poppa sono in posizione fissa. In camera motori il capo motorista spegne i motori termici, sgancia i giunti di collegamento tra termici ed elettrici, il marò motorista chiude il valvolone dei gas di scarico e tutte le valvole che portavano acqua per il raffreddamento dei termici. A poppa, il capo elettricista inserisce corrente per i motori elettrici alla stessa velocità che avevano i motori termici. In parole povere l'elica continua a girare alla stessa velocità di prima, ma sotto la spinta dei motori elettrici.
Appena in camera di manovra, il timoniere si mette al timone verticale ed una delle vedette, assegnata a questo specifico compito, si mette ai timoni orizzontali. Al suono della "rapida" se il comandante non é in plancia lascia il suo alloggio e si precipita in camera di manovra da dove ordina a quale quota arrestare il sommergibile. In esecuzione della "rapida", appena i timoni di prora sono abbattuti e si accende la lampadina verde, i timoni sono messi a scendere mentre quelli di poppa sono messi a salire. Con questa operazione dei timoni orizzontali il sommergibile compie gli stessi movimenti che una balena effettua per passare dalla superficie alla profondità. Si vede che la balena scende con il muso e si solleva con la coda piegata verso il basso.
Come il sommergibile é tutto sotto, sono corretti i timoni di profondità e vuotata a mezzo di aria compressa, la cassa di rapida. In caso di avvistamento aereo il Comandante ordina di fermarsi a quota periscopica ed alza il periscopio di esplorazione per dare un'occhiata all'esterno. Dopo poco tempo arriva l'ordine: "Pronti per l'emersione". L'aereo avvistato era un gabbiano.
Quante volte abbiamo fatto rapida per l'avvistamento di un gabbiano che volava con ali immobili all'orizzonte.
Di fronte a noi si estendeva il vuoto dell'oceano con tutte le sue incognite. Raggiungiamo il nostro punto di sosta: è un quadratino di mare in mezzo all'oceano atlantico di circa 20 x 20 miglia. Il pendolamento è noioso perché si alternano ore di guardia ad ore di riposo, senza che nulla venga a variare la monotona vita di routine. Ore di vedetta, ore di guardia in camera di manovra, eterno ronfare dei motori temici, controllo delle apparecchiature, verifica della carica delle batterie; siamo un poco in attesa degli avvenimenti e ci sentiamo come i personaggi del libro di “Il deserto dei tartari” che sono in attesa degli avvenimenti ma chenulla succede.
Il tempo passa dal bello al brutto. Il bollettino meteo segnala arrivo di burrasca. Intanto continuiamo a pendolare. E la burrasca arriva. Il vento intensifica la sua azione sulla superficie del mare, le onde aumentano in altezza, le creste si coprono di spuma, il mare diventa cattivo.
La vita in plancia diventa difficile. Ormai le onde che coprono la coperta del sommergibile sono sempre più alte e sempre con maggior violenza coprono anche la torretta ad ogni passaggio.
Il turno delle vedette è una doccia continua, sia per la pioggia che per i marosi che ormai coprono tutto il battello. In camera di manovra ad ogni ondata che investe il sommergibile è una cascata d'acqua che si riversa dal portello della torretta, i motori termici che ricevono l'aria per la loro combustione dal portello rallentano il loro moto come se stessero affogando, e l'umidità invade e permea tutti i locali.
La grande quantità di acqua che si precipitava dal portello della torretta, sempre aperto per consentire, in caso di allarme la rapida discesa del personale in torretta, veniva poi in continuazione espulsa dalle pompe di sentina.
Le vedette sono con il "sud-ovest" che é un cappuccio a falde larghe che copre spalle e schiena; impermeabile e mantellina sono legati alla soprastruttura della torretta con una cintura di cuoio fissata alla vita, ma ad ogni ondata l'acqua si infila in tutte le aperture del loro vestiario. Il turno di guardia in coperta è ridotto ad un'ora. Al cambio, il personale che smonta, appena sceso in camera di manovra, passa in camera motori termici dove si sveste al caldo, ed il locale motori diventa anche stenditoio ed asciugatoio. In questa sarabanda il capo R.T. (radiotelegrafista), segnala l'arrivo di un cifrato.
Il secondo, il vicecomandante, passa nell'ufficio cifra per la decrittazione del messaggio che arriva da Supermarina. Decrittato, è portato al Comandante che non ha mai mollato il suo posto in plancia e che é bagnato fino alle ossa. E attraverso l'interfono arriva la sua comunicazione: ci è segnalata la presenza di un grosso convoglio nemico in un punto a Nord distante circa 300 miglia. Una sciocchezza: infatti, sulla carta, è un piccolo trattino, ma circa 300 miglia sono sempre, ad andar bene con questo mare, circa una giornata di viaggio.