[PARTE 38] La situazione nella valle è molto tesa perché forti formazioni di fascisti, tedeschi e francesi di Petain stanno partendo ad Milano, Varese e Como per azioni di rastrellamenti in grande stile; ci consigliano di attendere per vedere se la situazione si chiarisce. Teniamo presente che in quel periodo la Valtellina era destinata a diventare l'ultimo ridotto...
Nel frattempo, avuto notizie che l'autorità tedesche intendono sospendere le lavorazioni di guerra nelle fabbriche dell'alta Italia, invio Eliseo a Torino con questa notizia (notizia di grande importanza perché indicava che le autorità tedesche intendevano sgombrare l'alta Italia).
Fisso il punto di ritrovo alla famiglia universitaria e consegno ad Ada (Ada Marchesini Gobetti che per l'incarico che ricopriva, aveva facilità di accesso alla possibilità di copia fotografica di documenti da riprodurre: ci serviranno per circolare) una busta con fotografie di documenti.
La famiglia universitaria era un collegio Arcivescovile per studenti universitari, collegato con i collegi Arcivescovili di Tradate e Saronno e dove io ero stato collegiale per i cinque anni del Liceo a Tradate e per il biennio politecnico presso la famiglia universitaria.
Con Adelio comincio a ridelineare i comandi di Milano. Il comandante del SIM (Servizio informazioni Militari) ci promette il suo aiuto e tutto l'incartamento relativo alla Valtellina. Pur continuando il flusso di forze fasciste per la Valtellina, Adelio parte per Tirano il 16 aprile ed io lo seguo per Sondrio il 18 dove prendo contatti con Emilio (avvocato Gola attualmente comandante militare della valle) e ci troviamo in casa dell'avvocato Schena.
A Milano incontro varie personalità del C.D.L. e tra questi l'avv. Corti che è destinato a diventare il responsabile della Valtellina dopo la liberazione. Gli accordi sono che dovrò raggiungere la valle, ed entrare in contatto con il Colonnello Alessi per il lancio delle armi. Il colonnello Alessi è previsto come nuovo Prefetto dopo la liberazione della valle.
Ormai siamo in Aprile e gli avvenimenti si succedono con rapidità. Pietro salirà in valle per raggiungere la valle Grosina, e lo appoggio presso mia mamma e mia sorella che abitano a Tirano. Infatti la mamma ed Anna lo accolgono e lo ospitano per parecchi giorni prima della sua salita in Val Grosina. A mia volta raggiungo Sondrio, e vengo ospitato dall'avv. Gola e dall'avv. Schena. Eravamo verso il 20 aprile.
Sono in attesa di raggiungere la Valmalenco dove al rifugio Zoia devo incontrarmi finalmente con il Colonnello Alessi. In Valmalenco verso il rifugio vengo portato in motocicletta dal Sig. Isella, che aveva interessi industriali in valle e quindi poteva circolare. Prima di Lanzada incontriamo un camion carico di truppe della Repubblica di Salò. Probabilmente si erano incontrati con un gruppo tedesco a Lanzada, gruppo che in parte era costituito da soldati e in parte da tecnici civili per l'utilizzo dei minerali della valle. Il gruppo di tedeschi alloggiava nella casermetta di Lanzada.
Il reparto dei partigiani di base al rifugio Zoia era al comando di Diego Carbonera col nome di Pirro. Arrivo al rifugio e alla sera mentre tutti gli altri vanno a dormire parlo con il Colonnello Alessi. Con lui resto vicino al camino acceso per un continuo scambio di notizie tutta la notte, finchè al mattino prima dell'alba con il suo aiutante parte per Sondrio. Non lo rivedrò più.
Verrà ucciso la stessa mattina poco sopra Sondrio. E' stato sorpreso all'uscita di una casa di abitazione presso la quale si era fermato. Viene ucciso lui con il suo aiutante, da varie scariche di mitra da persone sconosciute.
Al mattino del 25 aprile sentiamo che vi è l'ordine di insurrezione generale. Dobbiamo scendere a Sondrio, ma dobbiamo passare per Lanzada dove vi è il gruppo tedesco nella casermetta. Siamo una quindicina di uomini e il nostro armamento è costituito da un bazooka, da due o tre mitra di cui il mio era un beretta, ed altri fucili. Investiamo la caserma di Lanzada e esaminata la facciata della caserma dal lato monte, ci avviciniamo coperti da un boschetto. Per l'attacco, noto che ci sono tre finestre al primo piano e tre al pianterreno e dico al portatore del bazooka di tirare un colpo per ogni finestra. Parte il primo colpo e centra la finestra al primo piano esplodendo all'interno. Il secondo colpo centra la seconda finestra ma attraversa il locale uscendo dalla finestra del lato opposto. Nel frattempo con un altro partigiano mi ero spostato sull'angolo opposto per interrompere l'eventuale uscita dalla casermetta.
Appena raggiungo il posto, dalle finestre compaiono le bandiere bianche. Ci avviciniamo cautamente, sia i soldati che i civili, hanno le mano in alto, e al primo piano stesi in terra ci sono due persone ferite dall'esplosione del razzo del bazooka.
Fatti prigionieri i tedeschi, dopo aver lasciato tre o quattro partigiani di guardia, noi raggiungiamo Sondrio ed entriamo al castello Masegra sede del distretto che era già in mano alle forze di liberazione. Nel frattempo nella città di Sondrio i reparti della repubblica di Salò si arrendevano e veniva instaurato il regime del Comitato di Liberazione.
La guerra è finita e finalmente anch'io arrivo a Tirano. Ritrovo la mamma e mia sorella Annamaria. Mi fermo alcuni giorni, poi effettuo l'ultimo viaggio in terra di Francia per un Saluto al Comandante La Palisse, al quale rassegno le mie dimissioni dagli impegni assunti e rientro a Tirano.
Al comandante La Palisse restituisco tutti i soldi che mi erano rimasti e per mezzo dei quali finanziavo tutti i vari partecipanti al mio gruppo ed i vari informatori. I soldi mi venivano consegnati in rotoli da 200 biglietti da mille come uscivano dalla zecca ancora da tagliare, come se fossero rotoli di carta igienica. Certe volte dai 10 ai 20 rotoli per volta. Per fare un raffronto la pensione di mia mamma era sull'ordine delle 15.000 £. Non avevamo da mangiare a casa ma ho restituito tutti i soldi fino all'ultimo biglietto da mille.
Ora devo sistemare la mia posizione con la Marina Militare di cui sono tutt'ora alle dipendenze. Mi presento a Milano al comitato di giudizio sul mio comportamento, effettuo la mia relazione e vengo inviato in licenza fino al settembre 1945 con relativo stipendio.
Nel mese di febbraio 1946 ricevo i seguenti documenti dalla marina militare:
1)"il Ministro ha disposto l'iscrizione di V.S. nel ruolo del Fronte Clandestino di Resistenza della R. Marina come elemento attivo dal I° ottobre 1944 al 30 Aprile 1945. Tale provvedimento non implica alcun riconoscimento ufficiale circa la qualifica di "Patriota" che è devoluto all'apposito organo alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Firmato il Capitano di Vascello Capodivisione: E. Mirti della Valle."
Ed anche il documento con ordine di argomento: Esito inchiesta.
2)"Si comunica che, esaminato il comportamento serbato da V.S. all'atto e dopo la proclamazione dell'armistizio, esso è risultato conforme alle leggi dell'onore militare ed ai doveri derivanti dalla situazione contingente.
Firmato: per il Ministro: l'ammiraglio di Divisione Franco Rogadeo: il Capitano di Vascello Capodivisione: E. Mirti della Valle." dal Centro Raccolta Regia Marina, Commissioni Inchiesta Ufficiali Milano ricevo la lettera del dottor Eugenio Dugoni di Torino via Bezzecca 10, rappresentante in Francia del Comando Generale Corpo Volontari:
3)""Ricevo solo ora la vostra, in data 3.07.45. Ho incontrato in Francia il Tenente G.N Fausto Sidoli il quale, facendo parte di una missione francese che si occupava del contatto con i partigiani del Piemonte, si mise a mia disposizione nella mia qualità di rappresentante in Francia del Comando Generale Corpo Volontari.
In tal modo il Sidoli mi fornì delle indicazioni estremamente preziose sulle intenzioni francesi e sul modo di parare alle manovre che già si accennavano, sopratutto per quel che riguarda la valle di Susa. Il Sidoli traversò le linee, a mia conoscenza, almeno due volte ed ebbe un comportamento che io sento il dovere di elogiare altamente.
Firmato Eugenio Dugoni.""
Viene fatto ancora un tentativo di riaffermarmi in marina, ma rinuncio all'invito e così ritorno libero dal mio servizio militare e rientro nella vita civile.
Fine
A cura di Ezio Maifrè
Garbellini