28 novembre 2011 - La ricetta per salvare l’Italia sembrava passare dalle dimissioni di Berlusconi, spread in riduzione e borsa di Milano in rialzo, così non è stato, lo spread aumenta, la borsa non reagisce. Pensieri di un cittadino che come tutti guarda al futuro con preoccupazione e crede che l’ottimismo non sia più un termine comune. Ma oggi riaprono i mercati con quali prospettive? (Di I. Bormolini)
Negli anni 80, negli anni 90 e nei primi anni del nuovo millennio bastava guardare la nostra città per capire che l’economia andava bene, era sufficiente volgere lo sguardo verso l’edilizia per averne conferma, in quei decenni la città era un brulicare di gru piazzate e quindi cantieri.
Case in costruzione, nuovi quartieri, lavori pubblici un po’ ovunque, insomma per farla breve lavoro per tutti.
Erano gli anni in cui anche la zona industriale della città ha avuto il suo grande sviluppo in termini di realizzazioni di siti produttivi, nuove aziende, oppure ampliamento delle esistenti, investimenti in nuove tecnologie e quant’altro era necessario per produrre e per far fronte alle richieste e alle esigenze di mercato, ed infine un dato non di poco conto, ovvero ampliamento degli organici e quindi nuovi sbocchi lavorativi, un fattore quello occupazionale fondamentale.
Poi i primi spiragli della crisi, in primo luogo a Tirano ha chiuso definitivamente la Cartiera, la storica fabbrica tiranese, dopo agonie varie perpetratesi negli anni, alla fine di maggio del 2008 ha fermato gli impianti, 80 dipendenti senza lavoro non pochi per una città come la nostra.
Questo, se vogliamo ben osservare, è stato il primo spiraglio di un’onda negativa; tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 tutti abbiamo avuto la netta percezione che con il termine crisi purtroppo avremmo dovuto conviverci e fare del nostro meglio per fronteggiarla.
Con il passare dei mesi di quell’anno ci siamo amaramente accorti che tutto non sarebbe mai tornato come prima sia per l’economia industriale e quindi di riflesso anche per i budget famigliari forse già limitati dall’introduzione dell’ euro qualche anno prima.
Per la nostra città va detto che, a mio avviso, abbiamo avuto e abbiamo tutt’ora imprenditori che non si sono lasciati per nulla intimorire dalla crisi economica, anzi, hanno creduto nelle potenzialità delle loro aziende e delle maestranze; certo si è dovuta affrontare la cassa integrazione un po’ ovunque, ma la ferma volontà imprenditoriale è stata quella di crederci ed andare avanti.
In altre parti d’Italia, l’ondata di crisi del 2009 ha invece segnato i destini di molti siti produttivi, chiusure fallimenti e quant’altro erano divenuti e sono cosa comune aumentando il numero dei disoccupati, un problema economico trasformatosi in problema sociale; essere senza lavoro vuol dire non essere in grado di guardare al futuro, non dico con ottimismo, una parola fuori luogo in tempi grami, ma sicuramente con dignità.
Poi si ha avuto la percezione, e solo la percezione, che il peggio fosse passato, tra il 2010 e l’inizio di quest’anno la macchina delle imprese ha tornato a girare seppur con ordinativi inferiori rispetto a quelli che i nostri padri chiamavano “gli anni buoni”; una boccata di ossigeno, calo delle ora di cassa integrazione ordinaria, ma ancora ovvia incapacità di fare programmi a lungo termine.
Poi, se un cauto ottimismo ha regnato per circa un anno, adesso siamo di nuovo punto e a capo, la parola crisi, mai dimenticata, perché realmente mai superata, torna prepotentemente ad affacciarsi nel nostro parlare quotidiano.
Guardiamo i telegiornali, siamo sconsolati dinnanzi all’andamento delle borse, nel nostro vocabolario comune sono entrate le parole bund, sperad, Btp, default, Eurobond, e quant’altro indichi che le cose volgono al peggio ed il tutto si traduce in nuovi sacrifici.
La percezione comune è che ci troviamo di fronte ad una crisi che forse non è come quella del 2009, anzi è differente da quelle registrate nei lontani decenni passati; questa crisi coinvolge molti attori dall’economia reale ai flussi finanziari, dalla società sino alla classe politica.
Oggi, analizzando da cittadino comune i dati resi noti da varie ricerche oppure pubblicati o diffusi in tv, osservo che la crescita è ferma, non si riesce, come già dicevo prima, a raggiungere i livelli precedenti al 2009, la piaga della disoccupazione è in aumento e basti pensare, come diceva in un’intervista Giocondo Cerri della Cgil, che in Valtellina sono andati persi 5000 posti di lavoro nell’arco di pochi anni, una piaga sociale e occupazionale per la nostra piccola valle certamente non di poco conto.
Ma oggi guardiamo al Governo del Senatore a Vita Mario Monti visto come un’ancora di salvezza; inutile dirlo, neppure Lui, grande economista conosciuto per la sua fama anche in Europa, ha la bacchetta magica, non ha in tasca la ricetta anticrisi per salvare l’Italia, gode della fiducia della Cancelliera tedesca Merkel e del Leader francese Sarkozy, ma a me pare che anche loro abbiano finito di ridere delle disgrazie altrui e siano entrati nell’ottica di dover fronteggiare i loro problemi economici interni che si riflettono, come per gli altri casi, sulla zoppicante Europa.
Ma è certo, come ha detto lo stesso Monti: “Dobbiamo fare bene i nostri compiti a casa”, compiti che certo non passano per la lite sulla nomina dei Sottosegretari, compiti che non prevedono più litigi per essere svolti ma che richiedono diligenza; inutile pensare oggi a strategie politiche pre-campagna elettorale, si tenti di salvare il salvabile!! !
Già ma la cara vecchia Europa? Un continente sempre più in affanno, l’Italia convive con lo spead alle stelle, l’asta dei bund tedeschi si è rivelata un disastro, l’euro segna una flessione accentuata, francesi e tedeschi non hanno posizioni comuni su diversi punti e quindi non si intravedono segnali di fiducia in un memento in cui i mercati finanziari peggiorano ora dopo ora e sono generatori di altissima incertezza e preoccupazione. Sono gli stessi mercati che richiedono interventi decisivi e che siano attuati in un’ottica di stabilità futura.
Ma oggi dinnanzi alle rivelazioni di alcune autorevoli testate internazionali ci si pone proprio una domanda: Di che fiducia gode l’euro nelle altre economie mondiali?
Una domanda le cui risposte possono essere pesanti per il futuro di quella moneta unica che ha visto la sua nascita o battesimo ufficiale tra brindisi e fuochi d’artificio!!!
E l’Italia! Povera Italia!!! Schiacciata da un debito pubblico alle stelle, aumentato per vari motivi, nel corso dei decenni e nel susseguirsi dei Governi tra la prima e la seconda Repubblica, oggi deve fare dei conti amari.
Si è sprecato troppo tempo, si è tergiversato sulle riforme strutturali da applicare; adesso non è più il momento di correre ai ripari sperando in soluzioni tampone, ma occorre tappare definitivamente la falla o le falle.
Sinceramente, credo che i sacrifici che ci verranno chiesti per far fronte al problema economico e del debito pubblico, possano pure essere accettati, ma sono altrettanto convinto che ai sacrifici di quel “popolo sovrano”, chiamato tale sono quando si deve andare alle urne, debba corrispondere in misura altrettanto forte un impegno da parte dei nostri politici, siano loro a dare il buon esempio, riducendo il numero di Deputati e Senatori, riducendosi gli stipendi mensili e i privilegi di cui la casta gode; si è detto basta vitalizz,i ma solo per i Senatori eletti in futuro, certo non per quelli in carica o per gli ex!!!
Ma ritornerà a girare questo calesse oggi malandato e senza cavalli.
Ivan Bormolini