Comunque, tutti avevano a bordo le squadre di servizio più gli operai del cantiere al lavoro. Le notizie, i marinai come tutti gli eserciti, le percepiscono dall'aria, sentono che qualcosa avverrà e sono pronti a captarla. Infatti, si radunano in un angolo della banchina in uniforme blu i sei o sette Comandanti dei battelli: Capitani di Corvetta e Tenenti di Vascello. Senza smettere il proprio lavoro, tutti quelli impegnati sui battelli hanno l'occhio destro al loro lavoro ed il sinistro a seguire quello che succede. Anche gli addetti ai lavori e riassetto al battello hanno fittizie necessità di salire in torretta o in coperta.Ormai sanno che ci sarà il giuramento di cinque o sei “pivelli”, freschi di nomina e di competenza, ma non si sa ancora chi e su quale battello prenderanno servizio. Dato che la vita di bordo si svolge per lungo tempo in missione ed in spazi ristretti vi è la curiosità di sapere come si comporta, e che tipo è, il nuovo arrivato che potrà far parte dell'equipaggio del battello sul quale verrà imbarcato.
Ed ecco che arriviamo noi pivelli in sciarpa e sciabola marcianti impettiti per schierarci di fronte ai Comandanti.Il giuramento consisteva, nella posizione di attenti, nello sguainare la sciabola, portarla in posizione di saluto, recitare ad alta voce la formula del giuramento, abbassare la spada e rinfoderarla.Operazione che ognuno eseguiva singolarmente mentre gli altri mantenevano la posizione di attenti. Le prime posizioni mi riuscirono bene con decisione, ed al momento finale del rinfoderare la spada, afferrai la custodia al fianco in senso contrario. Me ne accorsi a tempo ma non volli far rilevare che la mia custodia era messa al contrario, così con un colpo molto più deciso del necessario rinfoderai la sciabola e tutto finì regolarmente.
Il primo a scegliere il nuovo ufficialetto da imbarcare sul nuovo sommergibile, era l'ufficiale al comando più anziano: il Capitano di Corvetta Agostini, Comandante del "Mocenigo" che tra i nuovi arrivati mi scelse per il suo battello. Così, sul sommergibile Mocenigo iniziò la mia vita di sommergibilista.
Rientrati sul De Grasse e svestitomi della divisa, provai a sfoderare la sciabola, ma haimè, non riuscivo a toglierla dal fodero. Il fodero e la sciabola hanno una leggera curvatura ad arco. Avendo infilato la sciabola con la curvatura in senso contrario al fodero essa si era incastrata. Chiamato in aiuto il mio collega di cabina, uno tirando la sciabola e l'altro tirando il fodero, riuscimmo a liberarli e a riposizionarli nella giusta posizione.
Il sommergibile della mia destinazione, che era dunque il MOCENIGO, era appena rientrato da una missione atlantica. Quando la mattina successiva mi sono presentato in divisa bianca ordinaria, tutti mi guardavano in modo strano. Ero in divisa estiva che diventava di alta uniforme aggiungendo sciarpa blu e cinturone con sciabola, che si mettevano anche quando si era ufficiale di guardia. La divisa in panno grigioverde era la divisa da lavoro. Quindi io mi sarei dovuto presentare in tenuta da lavoro. L'ufficiale di guardia mi ha subito inviato a prender la tenuta da lavoro dal furiere della base. Addobbato in modo adatto sono salito a bordo e ho iniziato a curiosare, cominciando ad assorbire gli odori dei vari compartimenti.
Terminati i lavori dopo circa un mese e mezzo (revisioni dei motori e dei macchinari, dell'artiglieria, dei tubi lanciasiluri, imbarcate le munizioni, i viveri, i siluri, il sommergibile) era pronto per la partenza.
La prima destinazione fu La Pallice . Per me era interessantissimo: non ero di guardia in camera di manovra perché non avevo la competenza per farlo; ero libero e potevo stare in plancia, parte esterna della torretta del sommergibile con ringhiera piena, dove ero dunque tutt'occhi e orecchie spalancati a vedere e a sentire tutto quello che succedeva.
Tutti erano ai propri posti, salvo il Comandante che doveva ancora imbarcarsi. Il nostromo era pronto alla passerella e all'arrivo del Comandante emise i fischi di ordinanza. Fischi in relazione al grado del comandante in modo che tutto l’equipaggio si mettesse in posizione di attenti. Il Comandante salito a bordo raggiunge la plancia e si mette a tre o quattro metri da me.
Il nostromo era in coperta a prora con un gruppo di marinai, il sottocapo nocchiere era di guardia in coperta a poppa con due o tre marinai addetti alle manovre, due marinai di vedetta, il timoniere e l'addetto al ripetitore di macchina. In plancia c'è sempre l'ufficiale di rotta che quella volta era un triestino. Arrivò il fatidico ordine del comandante: "Pronti a muovere".
A cura di Ezio Maifré (Giovedì prossimo la quarta parte delle "Memorie di un marinaio di montagna"
)
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