Un gruppo di cineasti indipendenti e giornalisti ha realizzato – nel quadro di una serie di film-inchiesta - “Le dame e il Cavaliere”. Il film-documentario racconta e indaga l’intreccio di vicende private e politiche del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a partire dalla famosa festa di Casoria.
Il film è il risultato del lavoro di quasi un anno di raccolta di notizie, di retroscena e di immagini, di interviste esclusive in tutta Italia con i protagonisti, le protagoniste, i testimoni di una storia di cui
l’intero mondo ha parlato. Nel girare molte decine di ore di riprese (infine ridotte, dopo il montaggio, a cento minuti) è emerso anche il ruolo di alcuni personaggi (nel mondo dell’informazione) che hanno il compito di preparare vere e proprie trappole nei confronti dei reporter che osano indagare troppo o di chi sa e decide di parlare.
Il film si è avvalso anche delle intercettazioni telefoniche desecretate da alcune procure e, naturalmente, delle registrazioni fatte da Patrizia D’Addario a Palazzo Grazioli e di altri dialoghi telefonici finora non resi noti dal circuito informativo.
“Le dame e il Cavaliere” – ovviamente - non è un film di gossip, ma un documentario-inchiesta cui si assiste con emozione. Guardandolo si capiscono meglio – come nel bellissimo e inimitabile “Draquila” di Sabina Guzzanti - alcuni dei meccanismi nascosti che muovono il potere in questo Paese. Il grande lavoro svolto per questo ed altri film rischia di divenire vano. Nonostante lo scrupolo degli autori e il parere di un team di avvocati, che hanno giudicato il film del tutto corretto, privo di qualsiasi intento o racconto diffamatorio, c’è il pericolo che questo film non venga diffuso.
Cercando di distribuire nei grandi circuiti editoriali e cinematografici “Le dame e il Cavaliere”, si è toccato con mano il grado di libertà in cui versa l’informazione in questo Paese. A quanto pare, hanno tutti paura, chi per motivi politici, chi economici e chi di dipendenza lavorativa. Il gruppo di lavoro che ha realizzato il documentario è rimasto solo. Eppure ha deciso di andare avanti, di distribuire il film con le proprie forze, e con quelle di tutte le donne e gli uomini che hanno a cuore la libertà, la democrazia e l’indipendenza dell’informazione in questo Paese.
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