18 giugno 2013 - Il segretario provinciale del Partito
Democratico sul coaster: "... l’intera operazione si dimostra per ora
solo una gigantesca, rischiosa e troppo vaga scommessa che diverse
amministrazioni comunali hanno sottoscritto, forse comprensibilmente, ma
senz’altro con troppa fretta".
La nuova area turistica poliedrica proposta dalla società Tu.Ti.Tri. passa per un progetto ben definito, sostenibile,
economicamente solido e vantaggioso per tutta l’area interessata. Dopo
una attenta lettura delle carte, però, l’intera operazione si dimostra
per ora solo una gigantesca, rischiosa e troppo vaga scommessa che
diverse amministrazioni comunali hanno sottoscritto, forse
comprensibilmente, ma senz’altro con troppa fretta.Il successo economico dell’iniziativa dipende dai grandi numeri dichiarati dalla società proponente, finora privi di un riscontro reale e indipendente. Per il Coaster servono almeno centomila passaggi e si vorrebbero incrementare le presenze turistiche di duecentomila unità, cifra del tutto ipotetica e ben più grande della quantità di persone potenzialmente interessate all’area secondo le stime degli uffici provinciali. Questi numeri appaiono sproporzionati non solo per l’area geografica interessata (la proposta avanzata appare più un piano turistico di massa che un programma compatibile con lo sviluppo equilibrato di un territorio) e devono essere valutati in rapporto alle dinamiche del turismo provinciale e rispetto alle possibili ricadute su quest’ultimo.
Il Coaster è un’infrastruttura, in pratica senza precedenti, che viene presentata come strategica per il successo dell’iniziativa e che si vuole dichiarare di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza con vincolo di espropriazione. Non solo, però, la sua sostenibilità economica resta da dimostrare, ma nella relazione conclusiva del tavolo tecnico tra i comuni coinvolti e la società Tu.Ti.Tri. si dice che il collegamento sarà realizzato preferibilmente con un impianto a monorotaia e che si potranno valutare anche ipotesi differenti come gli impianti a fune o altri. Si apre, quindi, a uno spettro di possibilità ciascuna con i propri effetti sul territorio e capace di trasformare radicalmente tutto l’intervento. Nasce il dubbio legittimo che il Coaster possa rappresentare il classico “specchietto per le allodole” che nasconde i veri obiettivi dell’iniziativa: costruire in una zona dichiarata di particolare bellezza e salvaguardata dai vari piani territoriali provinciali e regionali.
Si sognano insediamenti a “impatto zero”, ma poi si parla, più realisticamente, di impatto “minore possibile” e di una “massa critica necessaria”. È attualmente impossibile, però, valutare quale impatto potranno avere gli oltre settantamila metri cubi di fabbricati previsti perché non si sa, nemmeno in linea di massima, come questa enorme volumetria sarà realizzata e distribuita. Non basta il generico richiamo, in qualche documento, ai materiali tradizionali, alle misure di mitigazione e all’attenzione per l’inserimento nel paesaggio. Anche con i materiali tradizionali e le misure di mitigazione si possono realizzare scempi che svalutano il territorio, mentre gli effetti sul paesaggio di un simile intervento – potenzialmente molto negativi – si possono stimare unicamente di fronte a una vera ipotesi di progetto e non all’attuale programma con troppi “vedremo”.
Non solo, inoltre, si prevede di costruire in montagna e sul fondovalle (anche qui con quali ricadute?), ma nella già citata relazione conclusiva del tavolo tecnico si menzionano non meglio precisate “stazioni intermedie funzionali al progetto turistico” da individuare “in accordo con la società proponente” in fase di definizione delle necessarie varianti dei PGT. Si tratta di un’altra previsione vaga, che rimarrà tale addirittura fino all’avvio delle varianti stesse e che potrebbe perfino condizionarle.
Nella proposta della nuova area turistica si cita l’interessante modello dell’albergo diffuso, che però è fondato sul recupero di insediamenti tradizionali ed è quindi lontanissimo dall’idea di sviluppo turistico a base di massicci interventi edilizi che contraddistingue l’ipotesi presentata. Si può ritenere, a ragione, che un simile sviluppo ben difficilmente possa accordarsi con l’idea di sostenibilità, e che sarebbe preferibile un turismo “leggero” che non comporti trasformazioni radicali del territorio.
Al di là, tuttavia, di ogni dibattito su concetti e preferenze resta il fatto che sulla proposta della società Tu.Ti.Tri. si dovrebbe avviare con le comunità locali una discussione pubblica informata e partecipata. Questo confronto può avvenire solo sulla base di una documentazione ben più definita di un programma di buone intenzioni e di una preliminare dichiarazione di fattibilità economica, e dovrà aver luogo prima dell’eventuale avvio delle varianti ai PGT o agli strumenti urbanistici sovraordinati. Date, infatti, la portata e le potenziali ricadute di lungo periodo dell’iniziativa, non è opportuno che i cittadini siano costretti a limitarsi solo a presentare osservazioni nei tempi concessi dagli iter di variante, a rincorrere gli eventi o a compartecipare a cose fatte (con utili presunti, ma rischi certi) a una società turistica per ora del tutto ipotetica. Nessuna procedura amministrativa, inoltre, può di per sé garantire la qualità, la coerenza e il beneficio pubblico di un piano come quello considerato senza che vi sia, prima di tutto, un verifica da parte delle comunità direttamente interessate.
In che misura, infine, la parte pubblica pagherà le conseguenze di un eventuale fallimento della proposta? I comuni sono stati chiamati ad agevolare e promuovere l’iniziativa, molte criticità di quest’ultima sono attribuite al contesto, non si esclude la richiesta di finanziamenti pubblici e si prospettano ipotetiche garanzie finanziarie, a favore della collettività, la cui reale applicabilità è tutta da dimostrare. C’è poi un’incognita finale: se la proposta, così com’è, si dimostrasse inaccettabile o inattuabile in cosa si potrebbe trasformare? Qual è il rischio che i comuni, inseguendo un miraggio, si ritrovino tra le mani la solita speculazione o scatoloni vuoti che non sono responsabilità di nessuno?
Giacomo Ciapponi (Segretario provincia di Sondrio PD)
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